Zone Blu i luoghi e la storia

    Maria Grazia Caso

    La redazione di zoneblu.net  ringrazia Mariella Marchetti e il quotidiano la Città di Salerno  per la gentile concessione  dell’articolo che riproponiamo ai nostri  lettori per continuare il discorso iniziato con Eugenio Luigi Iorio sull’importanza delle terme e del ruolo originario che esse svolgevano.

    Elea e il sistema di gestione delle acque fu modello di uso pubblico dell’oro blu .

    di Mariella Marchetti

     

    L’antica città di Elea, Velia in epoca romana, fu famosa per la scuola filosofica parmenidea, per le buone leggi, per gli scambi commerciali, ma anche per le acque che vennero gestite con un sistema idrico pubblico ben organizzato. Non a caso l’acqua ricorre come elemento fortemente simbolico già da quando, come ci racconta lo storico e geografo greco Strabone, un gruppo di esuli focei scelse di fondare, intorno al 540 a .C., su consiglio di un uomo di Posidonia,
    una nuova città vicino alla sorgente del luogo, Hyele:
     “Per chi doppia (il promontorio) vi è un altro golfo in cui (si trova) una città che hanno fondato i Focei; alcuni la chiamano Hyele, altri Ele da una sorgente, altri, ancora oggi, la chiamano Elea. Da essa nacquero Parmenide e Zenone, filosofi pitagorici.”
            (Strabone VI,1,1)
    A Elea l’acqua era dovunque ci si orientasse: di fronte il mare, intorno le pianure alluvionali dell’Alento e della Fiumarella. L’acqua era raccolta e conservata in cisterne e pozzi per uso quotidiano e domestico e veniva gestita, incanalata e smaltita in condotte  che defluivano verso il mare.
    L’acqua che percorreva e bagnava la città finì per condizionarne la sistemazione urbanistica e la città fu immaginata tenendo ben presente la gestione delle stesse attraverso un complesso sistema di canalizzazioni e costruzioni di vasche e fontane.
    Singolare è come la ricchezza di acque se da un lato determinò la struttura e la fioritura della città, dall’altro, col passare del tempo, riuscì a cambiarne per sempre il volto e a determinarne la decadenza, basti pensare all’insabbiamento dei porti velini dei quali ci parla Virgilio nel suo poema e alla linea di costa che si allontanò progressivamente a causa della progradazione .
    L’acqua a Velia era utilizzata per l’agricoltura e l’artigianato, ma fu anche sfruttata per attirare, in epoca romana, un turismo d’élite, quello della ricca aristocrazia. La fonte Yele alimentò le terme dette Ellenistiche costruite nel III sec. a.C., oltremodo scenografiche, disposte come erano su tre terrazze degradanti verso il mare.
    Sul terrazzo più alto, vicino alla sorgente di Yele, si trovava un “balaneion” con vasche in terracotta per il bagno e intorno un “alveus” riscaldato.
    Sebbene ancora nessuno studio abbia potuto acclarare le qualità benefiche e terapeutiche di quest’acqua sorgiva, Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, narra dell’elleboro bianco di ottima qualità che cresceva spontaneo tra i filari di viti dei vigneti di Elea degradanti verso il mare e che Ippocrate raccomandava di aggiungere ai bagni caldi per potenziarne l’efficacia.
    Di epoca romana sono le terme denominate adrianee ( II sec.d.C.)
    delle quali sono ancora visibili gli ambienti del “calidarium” e la bellissima sala del “frigidarium” decorata con uno straordinario mosaico composto di tessere bianche e nere che raffigurano animali e mostri marini.
    Le acque di Velia erano molto famose presso l’aristocrazia romana che ne fece un luogo di vacanza di prestigio, sia per la bellezza dei luoghi che per la presenza di una scuola medica che raccomandava l’idroterapia. Furono molti i personaggi famosi che non solo si recarono a Velia per le cure termali, ma vi costruirono addirittura delle sontuose ville.
    I medici romani consigliavano ai loro pazienti di soggiornarvi per lunghi periodi, come ci narra Plutarco raccontandoci del console Emilio Paolo, il famoso vincitore di Pidna, che per curarsi a Velia, dimorò in una panoramica villa sul mare. Anche Cicerone fu spesso a Velia, ospite del celebre giureconsulto Caio Trebazio Testa, consigliere di Augusto, e Bruto assieme alla moglie Porzia. Orazio, il celebre poeta del ” carpe diem” soggiornò a Velia, dopo aver parlato col suo medico, Antonio Musa, che gli aveva sconsigliato la solita villeggiatura a Baia.
    Egli era celebre a Roma al punto che Augusto gli fece erigere una statua accanto a quella del famoso medico Esculapio.Musa aveva curato il principe nel 29 a.C, quando era tornato dalla Cantabria gravemente malato al fegato guarendolo con i bagni freddi. Egli prescrisse più volte ai suoi illustri pazienti le rinomate e prodigiose acque di Velia.
    Elea – Velia nacque con l’acqua e finì a causa dell’acqua: in epoca medievale, i canali di deflusso e il sistema di canalizzazioni vennero progressivamente abbandonati, i porti si insabbiarono, tornò a prevalere la palude e i pochi abitanti rimasti si ritirano sul promontorio dove sorgerà Castellum Maris.
    Intorno all’XI secolo sarà costruito il castello che, ben visibile per chi passa in questi luoghi, segnala al viaggiatore una sosta in un mondo lontano ma che ancora è in grado di insegnare e parlarci, non solo di filosofia, ma anche di urbanistica e di come sfruttare al meglio le risorse del territorio per il benessere economico e sociale di tutti.