Verso una felice sobrietà. Nel giorno della terra zoneblu celebra Pierre Rabhi

    Maria Grazia Caso

    “C’è una sorta di incoscienza, siamo in una modernità cieca, nel senso che vediamo solo il guadagno finanziario” , sono parole di Pierre Rabhi. Precursore dell’ecologia, della felice sobrietà e del colibrì” Lui aveva scelto il colibrì per illustrare la sua filosofia basata su una leggenda amerindia: di fronte a un incendio in una foresta, il colibrì “era impegnato, andando a prendere alcune gocce con il becco per gettarle sul fuoco” , suscitando sarcasmo da parte di altri animali . “Lo so, ma sto facendo la mia parte” .

    Ospite speciale nel 2015 al Mediterraneo Video Festival   con il film documentario in nome della terra ,  Pierre Rabhi il  filosofo scrittore algerino che con le sue pratiche e le sue idee, ha segnato il movimento ambientalista francese. Pioniere dell’agroecologia, metodo applicato dagli anni ’80 nell’Africa subsahariana, dove effettuerà numerosi soggiorni.

    Oggi in epoca  di emergenza climatica il suo pensiero è  all’avanguardia per la  tutela  del suolo . L’ agroecologia è una pratica agricola volta a rigenerare l’ambiente naturale escludendo pesticidi e fertilizzanti chimici.  Oggi lo sfruttamento  eccessivo del suolo  i cambiamenti climatici, la riduzione delle risorse  energetiche convenzionali ( gas. petrolio, carbone) impongono scelte innovative in nome di una transizione ecologica che parta proprio dal concetto di agriecologia. I sistemi agricoli globali hanno determinato un’enorme omogeneizzazione e specializzazione ,  dove i sistemi produttivi si intensificano, la base genetica delle varietà utilizzate si restringe portando, ad un uso massivo di pesticidi chimici di sintesi e fertilizzanti, che punta ad un miglioramento delle rese, a cui per contro corrispondono grandi costi per la qualità ambientale .
    Parlare di agroecologia significa oggi parlare di un’agricoltura resiliente e cioè di un sistema che soddisfa sia i bisogni
    alimentari sia quelli di sviluppo a breve e a lungo termine, senza destabilizzare il sistema terrestre. La crisi ecologica è essenzialmente una crisi culturale,  quindi e  necessario scegliere di modificare i propri modelli e andare verso pratiche alternative  ci permettano di  sopravvivere secondo i canoni di nuovo umanesimo  che coniughi la simbiosi  tra umanità e natura. Meno cemento meno pesticidi meno gas inquinanti. Il nostro futuro è  nelle nostre mani.
    È una sfida difficile, basata sulla consapevolezza  della costruzione di un orizzonte morale più inclusivo e lungimirante che riduca il bieco profitto  e preservi la salute del nostro Pianeta.

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