La cultura della vita del suolo punto fermo della nuova agricoltura.

    Maria Grazia Caso

    “Bisogna  risanare i territori, il suolo deve essere tutelato e non sfruttato “-  è  quello che rimarca in una conversazione per zoneblu,  Giuseppe Cilento, pioniere dell’agricoltura biologica in Cilento che con la cooperativa Nuovo Cilento ha creato un modello virtuoso.

    Proteggere il suolo è essenziale, poiché possono essere necessarie anche migliaia di anni per formarne solo pochi centimetri.In Norvegia già da tempo la ricerca si muove sulla sostanza organica rigenerativa . L’humus è in grado di migliorare le caratteristiche fisiche e strutturali, chimiche e biochimiche del suolo, ha funzioni in parte nutrizionali, attiva alcune funzioni metaboliche, microbiche, ecc. “È ora di ripensare anche qui nel Cilento ad interventi che vanno in questa direzione,altrimenti non ha senso parlare di cultura alimentare o dieta mediterranea che non può  prescindere da visione innovativa e biologica della filiera agroalimentare.Un Parco Nazionale  come ecosistema deve avere una visione a 360° sulle politiche ambientali. Se non esiste  un rapporto con l’ambiente  non ci può  essere programmazione e sviluppo.Il pubblico deve essere  in grado di coniugare conoscenza e innovazione per un rilancio delle economie rurali green e innovative al passo con i tempi  Si investe troppo in operazioni i di marketing  senza una reale  produzione”. Certo non si può parlare di stile alimentare basato sulla dieta mediterranea se non si cambiano le abitudini,  senza un contesto che risponda alle esigenze  di una crescita della domanda che si muove su una linea di convergenza  tra turismo rurale, produzione  biologica, benessere psicofisico, e che punta sulla  salute alimentare  la sua ragione di essere.

    “Il settore pubblico nel corso del tempo ha adottato criteri senza regole per filiere di qualità, premiando  aziende senza verifica del biologico” .

    L’agricoltura biologica, che prevede l’uso di concimi naturali, può ricostruire lo strato di carbonio organico situato in profondità sotto la superficie  del suolo con il beneficio aggiunto di ridurre i gas serra, poiché non fa ricorso a fertilizzanti chimici. La FAO stima che le emissioni di CO2 per ettaro di terreno coltivato con metodi di agricoltura biologica siano inferiori del 48 %-66 % rispetto ai gas serra generati da terreni coltivati con metodi tradizionali.

    “Bisogna aprire  una nuova prospettiva culturale che  ribalta  il concetto di controllo nella gestione territoriale. Si applichi un metodo con figure  professionali di alto spessore  per la guida ad una programmazione seria dell’ ecosistema che abbia una visione  integrata  tra pubblico e il privato che ha fatto scelte innovative in agricoltura .Si guardi  con attenzione alle aree interne  che dovranno essere al centro di politiche contro lo spopolamento.’

    Scelte e visioni per programmare lo sviluppo di un territorio anche nella prospettiva  di una rinascita post covid. Lo chiede l’Europa che investe su progetti di innovazione e digitalizzazione.  Le nuove politiche dovranno porre al centro  la  sostenibilità ambientale. La green economy sarà  la sfida della next generation .

    Il ripristino della salute del suolo e la rimozione della CO2 dall’atmosfera, è  la strada  da intraprendere per conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e per rispettare gli obblighi derivanti dall’accordo di Parigi.