
Riceviamo e pubblichiamo un interessante articolo inviatoci dal prof.Eugenio Luigi Iorio (membro del Comitato Scientifico di Zoneblu.net).


Il meccanismo dell’autofagia è stato individuato dal ricercatore giapponese Yoshinori Ohsumi, che per questo motivo ha ottenuto il premio Nobel 2016 per la Medicina. “Autofagia” significa letteralmente “mangiare se stessi”. Nel tempo, infatti, le cellule accumulano progressivamente tante sostanze potenzialmente tossiche: è la spazzatura molecolare, che aumenta con l’avanzare dell’età. Se non viene “eliminata” può causare uno stato di infiammazione cronica e silente e stress ossidativo. Cosa ripulisce le cellule? Proprio il processo di autofagia che negli anni, però, perde la propria efficacia. Questo processo può essere mantenuto attivo in diversi modi, ad esempio attraverso il digiuno intermittente praticato sotto controllo medico, regolare esercizio fisico e restrizione calorica. Ma non è l’unica strada: gli studi indicano l’autofagia dei tessuti può essere innescata da specifiche sostanze, tra le quali la spermidina, prodotta sia dalle cellule dell’organismo, sia dal microbiota intestinale. “La spermidina è una molecola naturale che si trova in vari cibi, in particolare alcuni cereali – spiega Lorenzo Galluzzi, professore presso il Weill Cornell Medical College di New York e membro del Comitato consultivo scientifico di Longevity Labs+ – che ha generato notevole interesse per le sue doti di antiossidante e di attivatore dell’autofagia”
Ne sono ricchi anche verdure, frutta e, soprattutto, formaggi, specie se stagionati. La spermidina abbonda anche nel natto giapponese, un piatto a base di semi di soia fermentati, mentre scende a livelli poco significativi nella carne. “La spermidina attiva i geni responsabili del processo di autofagia, preposti alla rimozione della spazzatura molecolare che si accumula nel tempo”, spiega il professor Eugenio Luigi Iorio, medico chirurgo, specialista in Biochimica e Chimica Clinica, dottore di ricerca in Scienze Biochimiche, presidente dell’Osservatorio Internazionale dello Stress ossidativo e componente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina e Chirurgia Rigenerativa Polispecialistica (Simcri). “Può favorire la rimozione di aggregati proteici tossici nei neuroni, un fenomeno associato a patologie neurodegenerative, quali la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson o la sclerosi laterale amiotrofica, tutte altamente invalidanti. Inoltre, migliora la respirazione cellulare, aiuta a bruciare i grassi, svolge un’azione epato-protettrice e sembra essere molto importante per le prestazioni del sistema immunitario.” Queste proprietà hanno attirato l’interesse dei ricercatori: secondo Medline-Pubmed, la più prestigiosa banca dati biomedica al mondo, alla spermidina sono riconducibili circa 14 mila lavori scientifici. Gli studi hanno permesso di notare una correlazione positiva e significativa fra l’assunzione di spermidina, attraverso la dieta o specifici nutraceutici, e favorevoli effetti sulla salute, potenzialmente utili nel conseguire un invecchiamento di successo.

L’eterocephalus glaber, ad esempio, è un piccolo roditore che mostra molta resistenza ai traumi, soprattutto alle ferite cutanee, e riesce a vivere ben 32 anni contro i due di un roditore comune: degno di nota è il fatto che sia praticamente immune da malattie neuro-degenerative, cardiovascolari e neoplastiche, tanto da essere definito negligible aging, ossia animale dall’invecchiamento trascurabile. Il segreto sembrerebbe risiedere proprio nell’elevato livello di spermidina presente nelle sue cellule. Le prove di una relazione tra salute e assunzione di spermidina ci sono anche nell’uomo. Lo studio di “Bruneck/Brunico”, dal nome della città (in provincia di Bolzano) in cui sono stati reclutati i soggetti analizzati, ha confermato l’associazione tra assunzione di poliammine (e, in particolare, di spermidina) e longevità. Quanto più alto era il livello di poliammine assunte attraverso il cibo, tanto più bassi risultavano il deterioramento cognitivo, l’incidenza di malattie cardiovascolari e la mortalità totale da causa sia cardiovascolare che tumorale. Si deve, invece, al professor Frank Madeo, uno dei maggiori studiosi al mondo nel campo di spermidina e longevità, e al suo team dell’Istituto di Bioscienze molecolari dell’Università Karl-Franzens di Graz, lo studio, condotto in stretta collaborazione con Longevity Labs+, che ha individuato un metodo per estrarre la spermidina dal germe di grano (metodo brevettato e naturale in quanto è solo a base di acqua). La spermidina, infatti, è difficile da estrarre perché ogni azione rischia di essere troppo aggressiva e dannosa.

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Fonte :Corriere della Sera www.corriere.it
La foto di copertina è della collezione “Segni del tempo” in Frammenti Cilenti di DariusTod