Maria Grazia Caso

    Eros è il dio dell’amore, colui che smuove l’impulso sessuale, la furia della passione. Ghiannis Ritsos, uno dei maggiori poeti greci del secolo scorso, riprende questa figura classica nella sua raccolta Erotica, una raccolta divisa in tre sezioni scritte in un brevissimo arco di tempo, a suggerire la passione febbrile del poeta

    «Protagonisti assoluti di questa silloge sono proprio i corpi: corpi sempre nudi, coricati ed eretti, assetati, famelici, mai sazi. Le lingue si intrecciano, si sfiorano i piedi, gli alluci si toccano appena, i corpi si fondono, diventano un tutt’uno. Si fanno parola, sono bagnati dalla luna che si posa dolcemente su di loro, sul letto, sobbalza sulle ginocchia della donna amata ma a volte manca, diventa assenza di baci. Il corpo si fa lingua, arte, è una geografia studiata mille volte, eppure sempre sconosciuta, riscoperta infine tramite la poesia, che diventa corpo.» – Niente più della poesia, sembra dirci Ritsos, può esprimere la forza travolgente dell’eros. Nelle tre raccolte comprese in Erotica (Piccola suite in rosso maggiore, Corpo nudo e Parola carnale) l’amore è cantato da Ritsos in tutte le sue manifestazioni. Ora tenero, ora spirituale, ora selvaggio, ora carnale…

    La lussureggiante natura greca, fatta di suoni, profumi, luce, sensualità purissima, diventa così partecipe dei sentimenti umani, e assurge a simbolo della forza creatrice dell’amore, della sua carica vitale ed esistenziale.

    Ritsos nella sua raccolta celebra la profonda sensualità dei corpi: «Unirono le labbra / le lingue / la saliva / la saliva si rapprese / così plasmarono / un dio / piccole margherite / sul petto villoso / un pane sulle sue ginocchia / e il compasso confitto / al centro della carta geografica / il mondo è un cerchio».